La squadra tragicamente scomparsa nell’incidente aereo del 4 maggio 1949, a Superga, una delle colline che dominano la città di Torino, conosciuta in tutto il mondo con l’appellativo di “Grande Torino”, fu il capolavoro della sagacia sportiva e manageriale di Ferruccio Novo, il suo Presidente, che un pezzo dopo l’altro, mise insieme i tasselli che composero questo leggendario mosaico a forti tinte granata.

Arrivato al timone dirigenziale nell’estate del 1939, mise immediatamente a segno il primo colpo: grazie all’ex bandiera granata Antonio Janni, che lo allenava a Varese e lo segnalò, prese Franco Ossola, appena diciottenne. Si aggiunsero nel 1941/42 Ferraris, Gabetto e Menti e l’anno successivo, Grezar dalla Triestina e dal Venezia, per la cifra record di un milione e duecentomila lire, la coppia Loik e Mazzola. 

Nel 1942/43 il Torino è la prima squadra nella storia del calcio italiano a fare l’accoppiata Campionato e Coppa Italia. 

Dopo la sosta bellica, Novo mette insieme in un sol colpo Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Rigamonti e Castigliano a formare lo squadrone invincibile che vinse quattro scudetti in fila, riscrisse il libro dei record del calcio italiano e arrivò a vestire d’azzurro dieci giocatori in una sola partita. 

La fama del Torino aveva valicato i confini nazionali ed aveva reso gli italiani orgogliosi del proprio Paese, uscito sconfitto dalla seconda guerra mondiale, emarginato dalle scene politiche internazionali e bisognoso di simboli di unione e rinascita. 

Durante la partita contro il Portogallo, disputata a Genova nel febbraio del 1949, il capitano dei lusitani e del Benfica, Francisco Ferreira, chiede a Mazzola di recarsi col suo Torino a Lisbona, per una partita amichevole in suo onore. 

Novo accorda il permesso e dopo la partita di Milano del 30 aprile, in cui il Torino pareggia 0-0 con l’Inter, diretto inseguitore per la vittoria finale, di fatto aggiudicandosi lo scudetto, i granata volano a Lisbona dove, il pomeriggio del 3 maggio, all’Estadio Nacional do Jamor, affrontano le aquile vermiglie. 

La gara si conclude con la vittoria 4-3 dei portoghesi ed una cena d’onore tutti insieme a suggellare l’amicizia. Il giorno seguente i granata ripartono per Torino. 

Una folta coltre di nubi e forti rovesci di pioggia avvolgono il colle di Superga: per dinamiche mai sufficientemente chiarite, l’aereo che riportava a casa gli Immortali si schianta sul terrapieno posteriore della Basilica. 

Nessuno dei 31 a bordo sopravvive. 

Li ricordiamo qui, tutti insieme, in un ultimo abbraccio.

Giocatori: Valerio Bacigalupo, Aldo e Dino Ballarin, Emilio Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Pietro Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Julius Schubert. 

Tecnici: Ernest Egri Erbstein, Leslie Lievesley. 

Massaggiatore: Ottavio Cortina. 

Accompagnatori: Arnaldo Agnisetta, Andrea Bonaiuti, Ippolito Civalleri. 

Giornalisti: Renato Casalbore, Luigi Cavallero, Renato Tosatti.

Equipaggio: Pierluigi Meroni, Cesare Bianciardi, Celeste D’Incà, Antonio Pangrazzi. 

Il Grande Torino ha vinto gli Scudetti 1942/43, 45/46, 46/47, 47/48 e 48/49, oltre alla Coppa Italia 1942/43. 

Tra gli altri record, è rimasto imbattuto in casa per sette anni e cento partite consecutive.