di Roberto Allasia

Ottavio, uomo placido dalle mani magiche e dai mille rimedi: gli erano sufficienti un secchio di latta, con una spugna all’interno ed una valigetta perché tanto la differenza la facevano le poderose e forti mani, a cui si affidavano con totale fiducia i Campioni.

Si racconta che Ottavio rappresentasse nel campo dei massaggi quello che un Mazzola significava per gli attaccanti. La sua bravura lo condusse sino alla Nazionale per prestare la sua impareggiabile esperienza e competenza per gli Azzurri.
E sull’aereo di ritorno da Lisbona, quel 4 maggio 1949, c’era anche Ottavio.
Nel nostro Museo abbiamo diversi oggetti personali che ricordano Ottavio, ma senza ombra di dubbio è la valigetta usata a Lisbona il 3 maggio l’oggetto più significativo che possiamo orgogliosamente mostrare. La valigetta, il cui contenuto miracolosamente scampato dal disastro aereo, lascia tutti i visitatori a bocca aperta. Le ampolle, le spugne e il barattolo della canfora il cui odore a distanza di 71 anni cerca di rendere meno lontano quel tempo ma purtroppo è solo un’illusione.
Lui, Loro non ci sono più. Ci son solo i volontari a narrare le gesta per non dimenticare.

 

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